martedì 13 novembre 2018

Anno europeo del patrimonio culturale 2018 MiBAC.

Una tradizione gustosa che dalla tavola è passata alla storia: l'impresa Pantanella.
Gli  italiani nel passato non hanno mai rinunciato ad un'alimentazione sana, appetitosa e veloce da consumarsi anche passeggiando.

La storia relativa alla impresa Pantanella, oltre a raccontare un processo di unificazione del nostro paese, esprime il relativo sviluppo culturale e sociale definito in sintesi con l’espressione made in Italy.
I documenti d’archivio devono essere una risorsa per ispirare nuovi modelli nell’ambito di una tradizione consolidata.
La ricerca riguardante la ricostruzione dell’attività della famiglia Pantanella presenta dei seri rischi di dispersione, in quanto non c’è un corpus documentale custodito in un luogo unitario e circoscritto e manca di un censimento.
In Italia è presente  già dal Neolitico inferiore la produzione del grano, ma il percorso per assaggiare e gustare il piatto più amato in tutto il mondo " la pasta" - essiccata al sole per essere conservata più a lungo -dovrà aspettare fino alla venuta del Medioevo.
Le tracce più antiche dei Pantanella risalgono al Medioevo, recuperate nella zona della campagna, corrispondente alle attuali province di Frosinone e Latina. In età moderna tra le autorità locali rinvengono i nomi della famiglia de Cinella-Pantanella, assieme ad altri che partecipano alla venuta delle prime botteghe artigianali che trattano granaglie e altri generi alimentari.
Il giovane Michelangelo detto Michele Pantanella , nato ad Arpino (FR) 17 marzo 1843 da Orazio e Marianna Quadrini e morto presumibilmente a Roma nel dicembre 1897,  fa sua la tradizione famigliare  legata alla produzione, lavorazione e vendita dei prodotti cerealicoli.  
Michele, il giovane imprenditore diciottenne,  nel 1840 sposa Angela Maria di Fulco e lascia la natia Arpino a piedi con la sua famiglia per raggiungere la Città Eterna.
I coniugi prediligono l’arco di Settimio Severo e il teatro Marcello, crocevia di contadini arrivati a Roma e degli scrivani pubblici, luoghi ottimali per dare il via ad un’attività ambulante quale la loro.
Tra i primi  i Pantanella a realizzare street food, da consumarsi durante la pausa pranzo o gli spostamenti lungo il tragitto con appetitose pizzette di granturco. Derubati in diverse occasioni, devono vendere tutte le loro dispense di grano e fagioli per superare la loro crisi avvenuta soprattutto dopo il 1859 e provare a investire e fare il grande salto per rimettersi sul mercato in modo competitivo.
L’occasione di dare un risvolto positivo al business familiare c'è e così la fortuna arride con  un nuovo locale in via della Fontanella[1] dove edificano il loro primo forno.
Quella del "forno" è un'arte antica meglio denominata dell’arte bianca, i panettieri, più i grici o grisci (termine romanesco per indicare mercanti stagionali provenienti dalla Valtellina al confine con il cantone svizzero dei Grigioni) e gli orzaroli sono gli addetti a lavorare i generi alimentari e le farine nei forni.
Per descrivere maggiormente le difficoltà di questa attività si sa che attorno al 1830, con la scusa di una maggiore precauzione nei confronti dei cittadini, Leone XII destina la presenza di una guardia svizzera ad ogni porta di forno, da questo momento  in poi vengono chiamati  i locali: “il forno e l’alabarda”; così  nel 1830 la guardia svizzera presenzia un controllo riguardo le vendite stabilite dal presidente della grascia o da quello della farina e la speculazione non termina nemmeno sotto l’influsso dei Savoia e la successiva annessione di Roma.
I forni ormai controllati dal governo nella produzione e vendita sono anche gestiti nelle licenze numerate di apertura.
Rappresentativa nel 1890 l’insegna quadrata dell’attività in via delle Mura fuori Porta Cavalleggieri 102  che reclamizza: “Forno di Pane. Deposito di farine da vendersi all’ingrosso e al minuto; paste di ogni genere; risi; oli finissimi; pizzicheria ed altri generi commestibili”.

Pantanella da quando è giunto a Roma ama  e pratica moltissimo con le vendite di giorno la zona dell’Aventino ed è una scelta fortemente desiderata quella di stabilirsi nel 1874 definitivamente anche con il proprio domicilio presso la via della Bocca della verità. Col tempo inserendosi sempre di più nel tessuto sociale e affermandosi anche economicamente si  sposta e acquista uno spazio più importante dotato di fabbricato e di un cortile dotato di una fontana situati in via della Marrana.
L’imprenditore è in piena ascesa e da gestione famigliare piano piano incrementa le assunzioni degli operai con la conseguenza di dover acquisire anche un secondo fabbricato con ingresso su via della Greca.
Le leggi eversive dell’asse ecclesiastico sono un’occasione propizia per Michele e fiutando l'affare estende le sue attività presso la nuova dimora nel Rione Ripa aggiungendo: via di Santa Sabina (odierna via dell’Ara Massima di Ercole), via della Greca e via dei Cerchi.
Sicuro della sua capacità di ampliare il suo raggio d’azione, Michele si impegna a costruire il nucleo iniziale del complesso industriale Pantanella commissionato all’architetto Pio Scarselli.
La fortuna gli arride nella costruzione dell’impianto, che procede per fasi e continua a progredire malgrado l’incendio che manda in fumo tutta l’ala appena adibita alla panificazione.
Questa visione di incremento, sviluppo economico e sociale riscontra un parere favorevole a tal punto da ricevere elogi pubblici persino dal sindaco Emanuele Ruspoli e ottiene anche il permesso dal consiglio Comunale di un panificio con dieci forni a vapore essenziali per il settore della panificazione avanzata.
Pantanella tra le sue attività sociali annovera anche quella di presidente dell’Associazione nazionale fra i mugnai nata a Torino nel 1883 e otto anni dopo ottiene così la promozione di diventare anche membro del consiglio direttivo. La strada dell’Associazione nazionale fra i mugnai gli spiana l’opportunità più radicata nel territorio e maggiormente rappresentativa di divenire socio del Pio sodalizio dei fornai italiani in Roma, la confraternita dei fornari (dove risiede ancora presso la Chiesa di S. Maria di Loreto).
Ormai le politiche di Michele Pantanella lo hanno reso uno degli uomini più importanti e in vista della produttività alimentare a Roma.
Il nuovo incendio avvenuto presso lo stabilimento ai Cerchi segna l’inizio di compromessi economici e il declino dell’anziano imprenditore che si trova coinvolto suo malgrado nel famoso scandalo della Banca Romana.
Pantanella è obbligato a firmare così degli accordi economici e successivamente a fondersi con la Società Molini e magazzini generali mettendo alla luce la Società Molini e pastificio Pantanella, con residenza in piazza dei Cerchi.
Il grande sogno di Pantanella si è realizzato con un percorso di gestione famigliare a una posizione di rilievo nel panorama della industria molitoria e della pasta nazionale. 
Questa è una storia italiana di una delle famiglie che ha saputo sfruttare le risorse del territorio producendo; gestendo una filiera tra le prime in assoluto ambulante per la diffusione del prodotto fino a diventare un'impresa con un apparato industriale vero e proprio - durante il 1915-18 si contano già 1100 dipendenti. Una crescita così esponenziale da necessitare di spazi maggiori, da questo momento in poi tutta la attività si sposta a  via Casilina fino agli anni settanta dove assistiamo alla sua chiusura.
La fabbrica già provata dagli incendi e dagli spostamenti subisce anche il bombardamento di Roma avvenuto il 19 luglio del 1943.
Il marchio Pantanella non è più esclusiva della famiglia, ma tra il 1958 e il 1950 è un’azienda d’avanguardia e rilievo europeo.
Dopo una decina di anni di prestigio ormai consolidato in seguito ad una grave crisi finanziaria il pastificio è costretto a chiudere definitivamente la sua gloriosa attività e gli edifici rimasti  abbandonati. 
Da poco tempo sottratto all'incuria il complesso è stato riqualificato tramite la Facoltà di Architettura dell' Università di Roma La Sapienza con il  suo progetto vincente " Dalla fabbrica icona alla Urban Factory", che ha restituito alla città il riuso dello spazio industriale nella città. 
Degli impasti per le pizzette di granturco e delle altre sfiziose ricette al momento non sono state rinvenute tracce, si spera che raccontando un’impresa così importante e vicina a noi nel tempo si possa ritrovare il gusto di quel saper fare che ancora oggi i palati di quei fortunati che hanno potuto assaggiare ricordano. Del resto sapere e sapore hanno un’origine etimologica comune, entrambi vengono dal latino classico sapere che significa prima di tutto aver sapore.
Marcel Proust nella sua opera Alla ricerca del tempo perduto percepisce l’importanza del ricordo e in particolare si riferisce alla madeleine, complice l’episodio di un biscotto inzuppato nel te che ha il potere di rievocare la sua infanzia.
Ernest Hemingway rispetto a Proust approfondisce la sua esperienza e comprende l’importanza di dare grande risalto al gusto non solo insegnando alle persone l’idea che chiunque affermi di avere appetito per la vita deve nutrire un sano appetito per il cibo, ma soprattutto perché fa conoscere attraverso i cibi e le bevande locali lo stato interiore dei suoi personaggi. I protagonisti di Hemingwey fanno dei sapori e dei riti volti alla preparazione e al consumo dei piatti una loro consapevolezza e risorsa fino a entrare in comunione con tutto e si sentono a proprio agio come se si trovassero sempre a casa loro rendendo così famigliari tutte queste esperienze.
Il sapere di come vengono prodotti certi alimenti oltre ad essere fonte di saggezza sono in primo luogo fonte di piacere e va tutelato attraverso la conoscenza, la valorizzazione e la promozione. Anthelme Brillat-Savarin comprende quanto il saper assaporare sia importante e realizzi le nostre attitudini, desideri e aspettative affermando: “La scoperta di un manicaretto nuovo fa per la felicità del genere umano più che la scoperta di una stella” ed io aggiungo che il piacere si intensifica quando puoi riportare al palato un “sapere” dimenticato e magari rinnovarlo per vivere al meglio la nostra esistenza.










































Archivio:
Archivio storico Camera di Commercio.
Archivio Banca d’Italia.
Comune di Roma, Catasto.
Archivio Storico Capitolino, I.E. prot. 5613/1898
Conservatoria del Patrimonio, Comune di Roma, pos. 889,
via della Greca.

Biografia:

F. Amendolagine, Mulino Pantanella. Il recupero di una archeologia industriale romana, Masilio Editori, 1996
D. Brignone, PANTANELLA, Michelangelo, su Treccani - Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani, 2014, vol. 81.
a cura di D. Brignone, contributi di Emilia Parisi, Innovazione tecnologica ed industria in Italia, cinque realtà emblematiche, 1860- 1940, Bulzoni, Roma 1993, p. 127 ss

AA.VV. Pietro Aschieri architetto, Roma, Bulzoni, 1977
A cura di F. Amendolagine, Mulino Pantanella. Il recupero di una archeologia industriale romana, Venezia 1996, p. 15

D. Cialoni, Il mercato centrale ai Cerchi e la stazione al Circo Massimo.Ipotesi d’uso di una zona archeologica nei primi anni di Roma Capitale, Bollettino della Unione Storia ed Arte, 2011, n.6 [PDF].
G. Giovannoni, La sistemazione del Foro Boario e del Velabro in Campitolium, Tiber, 1930.

F. De Michetti, Società Molini e Pastificio Pantanella resistente contro Di Girolamo Giovanni ricorrente e Fiornai Giuseppe: (Udienza 12 novembre 1902), Teramo, Stab. Tip. del Centrale, 1902
L. De Rosa, Storia del Banco di Roma, Roma 1982, p. 39;

P. Toscano, Le origini del capitalismo industriale nel Lazio. Imprese e imprenditori a Roma dall’Unità alla Seconda guerra mondiale, Cassino 2002, pp. 75-79, 116 s.; V. Vidotto, Roma contemporanea, Bari-Roma 2006, pp. 60, 99.
E. Serinaldi, Molitura e pastificazione a Roma. La “Pantanella” 1865-1914, in Innovazione tecnologica ed industria in Italia. Cinque realtà emblematiche, a cura di D. Brignone, Roma 1993, pp. 127-171; Mulino Pantanella. Il recupero di una archeologia industriale romana, a cura di F. Amendolagine, Venezia 1996, p. 15
C. G., Severino, ROMA MOSAICO URBANO. Il Pigneto fuori Porta Maggiore, Roma, Gangemi, 2005
V. Vidotto, Roma contemporanea, Bari-Roma 2006, pp. 60, 99.
Associazione Artistica tra i Cultori di Architettura, Annuario dall’anno XXI-MCMXI all’anno XXV-MCMXV, Roma 1916, pp. 57-74, a firma di G. Giovannoni, R. Lanciani, A. Barbieri, L. Botto, A. Caravacci, C. Caroselli, V. Fasolo, G. Ferrari,G.B. Giovenale, P. Finzi, G. Magni, B. Nogara, M. Piacentini

Società molini e pastificio Pantanella in Roma ( anonima): Assemblea generale ordinaria degli azionisti del 31 marzo 1897, Relazione del Consiglio d’amministrazione e dei sindaci, bilancio dell’esercizio 1896, Roma, Fratelli Centenari, 1897.
Terzo Congresso dei Mugnai Italiani tenutosi a Roma nei giorni 23 e 24 novembre 1886, in Il giornale dei mugnai, V (1886), 11, pp. 121, 135 s.
Emeroteca
Il Messaggero, 11 febbraio 1900;

Il Messaggero, cronaca di Roma, 8 febbraio 1982.

La tribuna illustrata, 14 febbraio 1892

On-line
http://archivio.corriere.it/Archivio/interface/landing.html
https://it.wikipedia.org/wiki/Ex_Pastificio_Pantanella
www.archidiap.com/opera/pastificio-pantanella/
www.appartamentiportamaggiore.com
www.lakasaimperfetta.com/2016/04/la-pantanella-e-il-gatto.html.

www.treccani.it/enciclopedia/michelangelo-pantanella_(Dizionario-Biografico)/



l DiAP Dipartimento di Architettura e Progetto si è costituito nel 2010 sulla base di un progetto identitario, comune ai tre disciolti Dipartimenti DiAR, AR_Cos e CAVEA, che riguarda la ricerca, la formazione e la sperimentazione progettuale per l’architettura, la città e il paesaggio, inteso come forma del territorio e manifestazione visibile dell’ambiente. L’interesse nei confronti della città contemporanea si estende a campi differenti e molteplici: gli sviluppi storici, il patrimonio architettonico, la configurazione fisica, le dinamiche sociali, sino all’analisi dei caratteri di instabilità che trovano nella condizione urbana innovative occasioni di sintesi di differenti discipline.
Il Dipartimento è basato su una visione condivisa del valore del progetto come specificità della figura dell’architetto; secondo un’alta e radicata tradizione, esso riconosce infatti alla formazione dell’architetto, pur nell’articolazione dei profili professionali, la molteplicità di competenze e la comune capacità di sintesi che si esprimono nel progetto dell’habitat.






[1] D. Cialoni, Il mercato centrale ai Cerchi e la stazione al Circo Massimo.Ipotesi d’uso di una zona archeologica nei primi anni di Roma Capitale, Bollettino della Unione Storia ed Arte, 2011, n.6 [PDF], p. 60, nota 25 in cui cita E. Serinaldi, Molitura e panificazione a Roma. La Pantanella, 1865-1914, in Innovazione Tecnologica ed Industria in Italia, cinque realtà emblematiche, 1860-1940 a cura di D. Brignone, Roma, 1993.


Valentina Ughetto

sabato 14 maggio 2016

Valentina Ughetto: La fotografia di moda ha come terreno di coltura l...

Valentina Ughetto: La fotografia di moda ha come terreno di coltura l...: Quando la fotografia nobilita ecco il fulgido esempio di Mario Nunes Vais. Mario Nunes Vais, il più grande ritrattista italiano del ...

Valentina Ughetto

La fotografia di moda ha come terreno di coltura l'Italia.


Quando la fotografia nobilita ecco il fulgido esempio di Mario Nunes Vais.


Mario Nunes Vais, il più grande ritrattista italiano del primo Novecento, nasce a Firenze nel 1856. Suo padre lo avvia al mondo finanziario, ma la passione del giovane è per quello pionieristico della fotografia. Si iscrive infatti alla fiorentina Società Fotografica Italiana e collabora con la società Alinari, ma senza mai abbandonare l’originaria attività di agente di cambio. Presso le sue dimore fiorentine Nunes Vais accoglie importanti ospiti che, negli anni, passeranno davanti al suo obbiettivo: D’Annunzio, Eleonora Duse, Gugliemo Marconi, Giovanni Amendola, Trilussa, Giuseppe Giocosa, Matilde Serao, la famiglia Spadolini (sua vicina di casa al Pian dei Giullari) e decine e decine dei principali protagonisti della vita artistica e letteraria dell’epoca. Nunes Vais si contraddistingue non solo per la tecnica, ma anche per la curiosità che lo spinge ad immortalare senza preconcetti il suo tempo in tutte le sue espressioni artistiche, sociali e politiche. E’ infatti fotografo ufficiale di casa Savoia, ma allo stesso tempo immortala a Firenze nel 1908 i protagonisti del X° congresso socialista, tra cui Filippo Turati e sua moglie Anna Kuliscioff. Ma Nunes Vais non è solo un grande ritrattista di personaggi famosi, anzi in numerose lastre coglie, preferendo le scene collettive e prive di qualsiasi posa, quasi un’indagine verista, la vita quotidiana nelle città e nelle campagne della Toscana e dell’Italia di quegli anni. Il fotografo muore a Firenze nel 1932 e il suo enorme archivio (oltre 70.000 lastre) negli anni Settanta è stato donato al Gabinetto Fotografico Nazionale di Roma, mentre altre lastre sono oggi depositate a Firenze presso il Gabinetto Vieusseux e il Museo Alinari.
Compì gli studi nell’Istituto Svizzero per poi seguire le orme paterne ed esercitare per tutta la vita il mestiere di agente di cambio. Dopo le nozze con Sofia Uzielli (1881) le dimore di famiglia in campagna (a Pian de’ Giullari) e in città (prima in via Pandolfini, poi dal 1895 in piazza dell’Unità, infine dal 1924 in Borgo degli Albizzi) divennero rinomati luoghi di incontro della mondanità fiorentina.
Sempre negli anni Ottanta dell’Ottocento diede inizio all’attività di fotoamatore, mediante la quale realizzò un corpus di fotografie che, per la varietà di soggetti e di generi, costituisce uno dei repertori iconografici di Firenze e dell’Italia più rilevanti dell’epoca.
La sua formazione come fotografo avvenne a Firenze, dove già da tempo operavano professionisti di livello internazionale come i fratelli Alinari (dal 1854) e Giacomo Brogi (dall’anno successivo). Intrattenne rapporti di amicizia e di collaborazione con numerosi operatori e in particolare con la seconda generazione dei titolari delle aziende più importanti: con Vittorio Alinari (alla guida dell’azienda di famiglia dal 1890) e con Carlo Brogi (subentrato al padre nel 1881).
Il suo ingresso nel mondo della fotografia coincise con la diffusione della tecnica della gelatina bromuro d’argento, che, a partire dal 1880, con la commercializzazione di lastre pronte per l’uso e di apparecchiature leggere e maneggevoli, e con la possibilità di effettuare sviluppi e stampe rivolgendosi a personale specializzato, favorì il diffondersi della fotografia amatoriale presso un pubblico di appassionati non sempre esperti di chimica e ottica.
Nunes Vais infatti non si occupò mai dello sviluppo e della stampa delle fotografie, che affidò a vari laboratori fiorentini, e non ebbe un proprio studio di posa per i ritratti, avvalendosi dei locali dello studio Alinari, dello studio Bencini e Sansoni e di quello Salvini. Dal 1897, inoltre, versò la quota semestrale per l’uso del terrazzo di posa della Società fotografica italiana.
La sua attività pubblica come fotografo fu legata quasi esclusivamente alla Società, fondata a Firenze nel 1889: uno dei primi circoli nati dalla collaborazione di professionisti e amatori che con esposizioni, concorsi e riviste promuovevano l’arte della fotografia in Italia. L’ammissione nella Società risale al 1890 e negli anni successivi Nunes Vais fece parte di diversi comitati organizzatori e di commissioni di concorso. Nel 1895 fu eletto fra i sindaci; fu membro nel 1903 della commissione giudicatrice del III e IV concorso fotografico indetto dalla Società e nel 1904 del suo consiglio di amministrazione.
Nel 1899, su invito di Vittorio, assunse la direzione amministrativa della società Alinari.
Partecipò anche a diversi concorsi fotografici ottenendovi diplomi e riconoscimenti: nel 1891 a   Palermo; nel 1892, 1899, 1903 e 1904 a Firenze (nel 1899 figurò anche tra gli organizzatori dell’evento, che vide la presenza di opere di importanti fotografi del tempo quali Alfred Stieglitz); nel  1907 e nel 1923 a Torino (nel 1910, a titolo onorifico, venne sollecitato a iscriversi al Photo-Club della città).
Gli incarichi onorifici e i riconoscimenti ottenuti nei concorsi danno tuttavia conto di una parte marginale della sua opera. Egli infatti scattò una quantità enorme di fotografie per proprio diletto, con una sorta di intento classificatorio di luoghi, fatti e soprattutto personaggi dell’epoca in cui visse.
Fin dagli inizi si cimentò in vari generi (vedute di scorci di Firenze, scene di vita di strada, processioni, feste pubbliche, gare sportive, parate ed esercitazioni militari, momenti di ritrovo della buona società, passatempi di popolani), realizzando fotografie che testimoniano la volontà di fissare tipi umani e il gusto di collezionare immagini di eventi di ogni genere: da Buffalo Bill, che sorprese Firenze con il suo spettacolo nel 1890, ai reali italiani, che si recarono a rendere omaggio alla regina Vittoria in visita a Firenze nel 1894; dal X Congresso socialista italiano di Firenze tenutosi nel 1908 (dove ritrasse tutti i delegati insieme, e singolarmente Anna Kuliscioff e Filippo Turati), al gruppo dei futuristi Carlo Carrà, Umberto Boccioni, Aldo Palazzeschi, Giovanni Papini e Tommaso Marinetti nel 1913. Fu un mondo, il suo, in cui la cronaca entrò piuttosto di rado, come nella serie di scatti che fissarono il trasporto degli imputati al processo per l’omicidio del direttore del Telegrafo e della Gazzetta di Livorno (1895). Effettuò anche riprese della sua tenuta di campagna, con le sagre, i contadini, le riunioni di famiglia e gli intrattenimenti con amici.
Nella sua vasta produzione, talvolta con accenti bozzettistici, affinò la padronanza del mezzo fotografico, anche se si possono riscontrare incertezze iniziali. Infatti in qualche caso cadde nell’errore tipico del dilettante di riprendere la propria ombra delineata a terra.
Dagli ultimi anni dell’Ottocento e fino al momento della morte, il successo delle sue opere fu tale che farsi ritrarre da Nunes Vais divenne una moda, e davanti al suo obiettivo sfilò una teoria di personaggi di rilievo del mondo della politica e della cultura.
Immortalò, tra gli altri, Benedetto Croce, Salvatore di Giacomo, Sibilla Aleramo, Amelia Rosselli, Matilde Serao, Annie Vivanti, Edmondo de Amicis, Trilussa (Carlo Alberto Salustri), Ugo Ojetti, Marino Moretti, Luigi Pirandello, Thomas Mann, Guglielmo Marconi, Arrigo Boito, Ruggero Leoncavallo, Sergej Rachmaninov e Pietro Mascagni (in studio e durante un concerto a Boboli del 1906). La maggior parte dei ritratti fu eseguita in studio, ma riservò il privilegio di riprenderli nella loro dimora a personaggi come Gabriele D’Annunzio (nella sua villa La Capponcina e durante varie occasioni pubbliche), Giacomo Puccini (a Torre del Lago), Giovanni Giolitti e famiglia (fotografati a Roma nel 1909) e la casa reale (ritratta a Roma nel 1918). Pittori e scultori (Pietro Canonica, Augusto Rivalta, Vincenzo Gemito, Aristide Sartorio, Ettore Ximenes) vennero ritratti per lo più nei loro studi nell’atto di creare opere d’arte.
Nel frattempo maturò la sua inclinazione più profonda verso il ritratto e la rappresentazione del mondo del teatro e del bel canto, fotografando quasi tutte le stelle del tempo individualmente (in studio) e sulla scena (insieme con i membri delle compagnie).
Quali soggetti figurarono tra gli altri Toti Dal Monte, Titta Ruffo, Beniamino Gigli, Leopoldo Fregoli, Edoardo Scarpetta, Ettore Petrolini, le sorelle Anna, Emma e Irma Gramatica, Ruggero Ruggeri, Alda e Lyda Borelli, Maria Melato, Pina Menichelli ed Ermete Zacconi (quest’ultimo in una nutrita serie di scatti sia in costumi di scena, sia in borghese). Varie furono anche le sedute con Eleonora Duse, molte in abbigliamento di scena; e alcune delle foto scattate all’attrice in una seduta del 1906 furono riprodotte su cartolina per raccogliere fondi in favore della Casa di ricovero vecchi artisti drammatici di Firenze. Nel 1911 immortalò anche l’esecuzione dell’Edipo re di Sofocle nel teatro romano di Fiesole, quando la compagnia di Tommaso Salvini ebbe modo, per la prima volta in Italia, di sfruttare le rovine di un teatro antico per uno spettacolo.
La ritrattistica di Nunes Vais, che comprende una quantità enorme di riprese di persone non famose, è più convenzionale nelle fotografie di scena e di gruppo mentre risulta più riuscita nei ritratti individuali. Infatti, se per indole e per la sua visione del mondo non arrivò mai a uno scavo psicologico profondo, raggiunse tuttavia un equilibrio perfetto fra la sua impressione della persona di cui eseguiva il ritratto e il modo in cui il soggetto intendeva proporsi. Tale risultato, con espressioni e pose mai enfatizzate (come invece avveniva in tanta ritrattistica coeva), grazie alla sobrietà dell’ambientazione decretò il successo delle sue opere.
Non fece mai commercio delle fotografie, limitandosi a formare una propria collezione e a impiegare l’arte come mezzo per consolidare le relazioni mondane di cui rimane testimonianza in un nutrito carteggio che annovera circa 1000 corrispondenti, quasi tutti ritratti dall’autore.
Tale corpus documentario, donato per volontà della figlia Laura, coniugata con Federico Weil, e trasferito per tramite dei coniugi a Viterbo fra il 1988 e il 2007, è oggi conservato nell’Archivio contemporaneo Alessandro Bonsanti del Gabinetto Vieusseux di Firenze. Si tratta in massima parte di lettere di ringraziamento e di richieste di fotografie, oltre che di comunicazioni di carattere professionale, comprese quelle con i fratelli Alinari. Il fondo comprende anche caricature, disegni e dipinti a olio di vari artisti (quasi tutti doni ricevuti per ricambiare i ritratti), oltre a diplomi di concorsi, documenti di carattere amministrativo e alcune stampe di fotografie.
La grande quantità di materiale fotografico che Nunes Vais andò accumulando nel 1907 fu all’origine della richiesta, rivoltagli da Guido Biagi, allora bibliotecario della Mediceo-Laurenziana, di allestire un ‘Pantheon fotografico’ di italiani celebri, sul modello di analoghe iniziative compiute in Francia (cfr. la lettera del 7 febbraio 1908, conservata a Firenze, Gabinetto Vieusseux, Archivio contemporaneo Alessandro Bonsanti). Il progetto editoriale non fu portato a termine, ma Nunes Vais vi si impegnò comunque, realizzando alcune tavole nelle quali ai ritratti da lui eseguiti erano accostati saggi della grafia dei soggetti.
Morì a Firenze il 27 gennaio 1932.
In due tornate (1970, 1981) la figlia Laura donò circa 20.000 negativi su vetro, tutti alla gelatina bromuro d’argento, di formato vario (dal 30x40 al 6x6), insieme con alcune stampe, con materiale documentario e con una parte dell’attrezzatura di Nunes Vais, all’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione di Roma. Tale materiale costituisce oggi uno dei fondi più cospicui del Museo-Archivio di fotografia storica.
Opere di Nunes Vais sono conservate in numerose collezioni pubbliche e private. Quella del Museo Alinari di Firenze conta più di 2300 negativi – quasi tutti lastre di vetro – e 538 foto sciolte.
Fonti e Bibl.:M. N.V. fotografo (catal., Firenze), Firenze 1974; M. Vannucci, M. N.V. fotografo fiorentino, Firenze 1975 (edito anche come M. N.V. gentiluomo fotografo, Firenze 1976); I fiorentini fotografati da N.V., a cura di M.T. Contini, Firenze 1978; Gli italiani nelle fotografie di N.V. (catal., Roma), Firenze 1978; C. Bertelli, La fedeltà incostante. Schede per la fotografia nella Storia d’Italia fino al 1945, inStoria d’Italia, Annali 2: L’immagine fotografica 1845-1945, a cura di C. Bertelli - G. Bollati, I, Torino 1979, pp. 156 s.; M.T. Contini, M. N. V., in Fotografia pittorica 1889-1911 (catal., Venezia-Firenze), Milano-Firenze 1979, pp. 58-64; M. Miraglia, Nota per una storia della fotografia italiana (1839-1911), in Storia dell’arte italiana, a cura di F. Zeri, parte III, vol. IX, 2, Torino 1981, pp. 506-508; I. Zannier, Storia della fotografia italiana, Bari 1986, p. 237; M. Miraglia, D’Annunzio e la fotografia, in Gabriele D’Annunzio e la promozione delle arti (catal., Gardone Riviera), a cura di R. Bossaglia - M. Quaseda, Milano-Roma 1988, pp. 55-59; schede nn. 65 s.; C. Giorgetti, Volti d’epoca: omaggio all’arte fotografica di M. N.V., Viareggio 1997; Scrittori in posa. Autori italiani del primo Novecento nelle fotografie di N. (1856-1932), n. monografico di M.A.FO.S. (Museo archivio di fotografia storica) comunicazioni, II, ottobre-novembre 2000; P.F. Listri, Gli Alinari specchio d’Italia. Biografia della celebre famiglia di fotografi, Firenze 2003, passim; Teatri e arte scenica, n. monografico di Acta photografica, II, 2-3 (maggio-dicembre 2005), pp. 175-261; Vu d’Italie 1841-1941. I grandi maestri della fotografia italiana nelle collezioni Alinari, a cura di A. Cartier-Bresson - M. Maffioli - I. Zannier, Firenze 2006, passim; S. Caciolli, La guerra in posa, in La cartografia. Periodico di informazione cartografica, VI (2008), pp. 42-53, in particolare p. 48; M. Fugenzi, N.- V., M., in Dizionario della fotografia, a cura di R. Lenman (ed. it. a cura di G. D’Autilia), II, Torino 2008, pp. 790 s.; Studi d’artista. Fotografie d’atelier tra ’800 e ’900 (catal., Roma), a cura di D. Affri - P. Callegari, Perugia 2009, passim.


I testi sono stati  registrati e passibili di plagio se riusati.
di Valentina Ughetto

sabato 19 dicembre 2015

Valentina Ughetto: Versione inglese e italiana degli atti  " Fashion ...

Valentina Ughetto: Versione inglese e italiana degli atti  " Fashion ...: Versione inglese e italiana degli atti  " Fashion trought History" di Valentina Ughetto, primavera 2016. The Web Portal “Moda d...

Valentina Ughetto

Versione inglese e italiana degli atti  " Fashion trought History" di Valentina Ughetto, primavera 2016.

The Web Portal “Moda del Novecento” a resource for Archival Research.



In lectures the meaning of “archive” has been always linked to the idea of a document entity to be used to store the memory of all practical activities in one safe, unitary finite place. This is still true today and it will be so in the future.

Howewer, the many technological and cultural transformations of these last few years have strongly brought about the need to come up with diverse forms of documentation. The inventory techniques have changed, the field of the information to be subjected to an archive description to be subjected to an archive description has increased and therefore the research routing methods and document recovery.

The increment of the variety of document domains, which were once essentially and mainly limited to legal or administration areas (this is no longer true) has expanded in an unpredictable manner the very notion of an archive, dilating to an excess the variety of data to be field.

The Ministero of dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ( MIBACT) has recognized the importance of fashion as an art and in a greater context as a wider poliedric discipline which includes a combination of anthropology, of economy, of history, of technics and of our tradition.

The archives accredited by the Ministero all have the characteristic of possessing the important certification “ of historical interest” by the MIBACT itself and by their own local Regione and Soprintendenza authorities. Fashion can be studied through the documentation collected by the museums, by the Foundations, in archives and in libraries.

This complex operation can be carried out through the open information system SAN an extensive, capillary information system that can connect a vast range of data ( except for sensibile information) to the internet. These data include the extraordinary document history stored in the state archives and by the many subjects that preserve historical documentation: towns, regions, public agencies, families, or individuals, besiedes the dedicated portals.

Thus all the elements that are part of this system are connected to each other allowing a more diversified and vast search. The fact that the information is all in one place eliminating the need to go to multiple locations to obtain information is an enormous advantage that underscores the attainable wealth of our civil an historical heritage.

The web Portale degli Archivi della Moda is an application of the SAN ( Sistema Archivistico Nazionale) area that is linked to other online portals: enterprise archives , music archives, archive networcks, not forgetting the ancestor, anagraphical search archives, paper binding archives multimedia historical meditterean archives, land register and historical cartography, architect archives, and a portal dedicated to Giuseppe Verdi.

The Portale degli archivi della Moda strealines the data to render it accessible and simple for a vast, not necessarily specialized public, The information contained in data sheets regards the history of fashion personalities, the relevance of this documentation and option to accessit. This project was strongly encourages by director Isabella Orefice realised by ANAI ( Associazione Archivisti Italiani), in collaboration with institutional partners such as Direzione generale per le Biblioteche, the Istituti Culturali and the Diritto d'Autore, as well as the Direzioni generali per l'Organizzazione, gli Affari generali, il Bilancio e il Personale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ( MIBACT).

This online Ministero project contains the general history of fashion, with its linked data sheets plus images and archive, bibliographical iconographic, audio-visual data.

This great amount of data highlights the vitality, the fevour and the personality that characterized the 20th century and the spirit that inspired Italian fahion .

The overall purpose is to make new information available, to involve the public through links to shows and seminars and to keep up the interest in every aspect of fashion by being at the disposal of all those who have the desire to further their interest.

The Italian administation has been the first in the world to create this tool that can also be used as a lemmario for the filing of dresses and of their single accessories, and that can be accessed not only from within the updated web oriented portale itself but also on cds and printed publications.

The world famous lemmario has helped to better the understanding of the reserched data, highlighting once again the quality of this mighty project.

Realised by the Istituto Centrale dell'Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD), the lemmario is an instrument of the VAEC ( Vestimenti antichi e contemporanei), edited by the institution itself.

The Portale degli Archivi della Moda del Novecento which presents on the web with its logo designed by Alberto Lattuada is divided in different sections: the portale (portal), soggetti aderenti (members), la moda ieri e oggi (fashion and today), protagonisti ( protagonists), percorsi ( paths).

The percorsi section includes a dedepth analysis of Italian fashion system coinceved as a cohesive entity that has made fashion one of the most important factors of the Italian econimy.

The Portale degli Archivi della Moda allows access, through different search options to, a range of contents from the description of company archives, to the visualizazion of its internal subjects (products, drawings, sketches, photographs).

The portal: a description of the Project Archive della Moda del Novecento and its development from the past to today.

This project was presented for the first time on the 12th of January 2009 in the very suggestive location of the sale Bianca of Pitti Palace during the Pitti Uomo 75 event. The presentetion was attended among others by many illustrious authorities such as the Direttore Generale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana, by the Direttori Generali per gli Archivi e i Beni Librari, and other fashion personalities. The occasion was used to recall the first fashion show that was organized at Palazzo Pitti on a hot Florentine hot summer day. The organizer Giovanni Battista Giorgini, in July of 1952 invited national and international authorities to introduce Italian fashion at Palazzo Pitti in Florence; the designers were Carosa, Fabiani, Marucelli, Simonetta, Noberasko, Fontana, Veneziani, Shuberth, Pucci e Gallotti.

The event was limited only to the invited guests rendering it more exclusive than the French fashion shows in which ticckets were sold.

The Progetto Archivi della Moda del Novecento allows access, through different research options, to contents ranging from a descriptionof the corporate archivies to the visualization of its contents (products, drawings sketches photographs, accounting and administration.

Fashion is a very prominent artistic and economic sector, wich has been at the forefront of the sector, which has been at the forefront of the international taste since the eary 1950' s, thanks to the work of stylists, ateliers, tailor shops fashion houses and the production of fabrics and accessories.

The unearthing and enhancement of the originis of several decades of Italian fashion is a princeless endeavour of great economic and civil value. Civil, because fashion has greatly contributed to the formation of a national identity.

Economic, because the archives besides being an inexhaustible source of creativity are also the preservation of the historical memory of Italian fashion, a unique and inimitable asset, a gold mine of ideas from which to draw to constatly keep alive the values of esclusivity and authenticity thet have been the key of the success of Made of Italy.

The archives, and the sources documenting the history of Italian fashion, are therefore the distinguishing element of this fashion portal. Born thanks to the commitment of the institutions and the participating members, the portal has evolved through the know how o professionals and the experience of those who consult it.

The Direzione Generale per gli Archivi welcomes any one wanting to contribute to the enhancement of its portal to signal any fashion archive by writing an e mail to redazione.moda@beniculturali.it.

The Portale degli Archivi della Moda del Novecento is organized in the following sections: aderenti (members)all those who have helped to develop the documentation of the project of the 20th century Fashion Archives; la moda ieri ed oggi (Fashion, of yesterday and today) a decades history of fashion divided in different dedicated data sheets each with their own images and captions; protagonisti ( main characters) 85 biographies of stylist of the past; percorsi ( paths) that includes dedicated insights of the Italian fashion system meaning the joint and coordinated elements that render fashion one of the most important sectors of the Italian economy.

The industrial and sartorial production, the commercial distribution, the training of the creative and managerial new talents, the spreading of fashion and its lexicon, are all the themes that have been explored, enhaancing the historical fashion archives.

The Documenti di Archivio ( Archive documents) accompanyng each path underline the specificity of the Italian fashion system and its strong roots to the culture and history of our contry.

The sector is divided in mostre esposizioni ( Archive Exibitions) organized by Archive Institutes, Fashion Houses, and cultural agencies to promote information on the activity and the archivie heritage pertaining to the fashion world. Conventions, seminars and oter events regarding a reflection on the memory of fashion; dossier bibliografici ( biographical Dossier) in depth documentation tabs on several personalites ( and specific subjects regarding the history of fahion; dossier a tema ( thematic documentation) this documentation, if not other wise specifield, has been supervised by Elisabetta Merlo.

Interviews and informal conversations with several fashion personalites the published subject matter in eventi ed interviste ( events and interviews) is mostly drawn from the events organized by ANAI for the “ Archivi della Moda progetto”; strumenti di ricerca (researc tools) we can benefit, from the inside of the portal also of a library that allows us to be informed of the origins of the portal itself and to connect to OPAC Catalogo SBN, from whic it is possible to search the libraries that have the content that is desired and to access the anagraphical sheet of each single library. Furthermore this section includes the lemmario and the vocabulary extracted fromm the lemmario; news, all the latest news of the fashion world; multimedi, an informal presentation of all the image documentation that can be found in a fashion archive ( data sheets on garments, accessories, shoes, sketches). Each snapshot is correlated to an archive reference and can be accessed by touching the right lower mouse key “ Apri scheda”with its own descriptive card. It is important to note that in the left hand dropdown menu we can find “Circa” that offers two search options:

The first is a simple search that can be done like one through Google, using a term thet can lead to complete list of subject matters ( fashion houses, families, people, institutions, etc.), of archives, and of the conservation elements and of the digital data connoted to them all.

The second is an advanced search that can allow the crossing of different parameters such as the name of the fashion houses or of the stylis, different document types, and chronological periods. By selecting either Digital Prodotto or option there is the possibility of skimming through multiple choices the search mehod is based on the schede di approfondimento (deepth study sheets). The first sheet has information regarding the subject and the following are consequential and specifically deal with the soggetto conservatore and the archives. The soggetto produttore is an archive of the subjects who create the documentation. For example, Fashion House Litrico documents. The soggetto conservatore is often connected to the soggetto produttore, but it is also an archive that has other archives that are not his own. For example Litrico has also the documentation of Centenaro Fashion. The Complesso Archivistico ( general archive)is an array of all the documents that have been field.

To date the portale internally includes 171 soggetti conservatori, 317 Complessi degli archivi, 2200 digitalized products, 25 theme subjects dedicated to the most significant aspects of Italian fashion, 634 digital objects such as movies and photographs from state archives as Istituto Luce, RAI Theche and Fratelli alinari.

Thus the ashion portal can be considered as the first hunge mapping and preservation of the memory of all the Italian archives that were spread throughout the nation. This makes it possible to constantly insert new additions and updates by using the spirit that undercores the SAN (Sistema Archivistico Nazionale) of which the fashion portal is one of the many pojects.

This project goes beyond the simple labelling “ Made in Italy” allowing illustrating a subject in all its aspects in order to divulge, preserve and promote it.

In the future all this data can be put online with those of other nations thus creating a large world virtual archive, where information can be accessed only needing to travel with one's imagination. The advantages brought about by this endeavour are great because they will enhance the value of the past and give rise to new ideas.

There is still very much to do in oder to implement the existing documentation, from whathhas beenveriefed up to this point is a valid aid if it is clear that digital data can be used as a support to the original, never forgetting that a direct experience is irreplaceable.

By virtue of all that has been since now reported, the portal, in my opinion is a unique mapping and motivation instrument for the scholar, because of its still unexpressed potential for future research.



Bibliography.



http://www.ibeniculturali.it/

http://www.moda.san.beniculturali.it/wordpress/




Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda Veac e Lemmario, Strumenti d catalogazione per la conoscenza e idi un patrimonio, Arti grafiche Agostini, 2010.






The Web Portal “Moda del Novecento”. A resource for Archival Research.



La nozione di archivio è legata, da sempre, all'idea di un corpus documentale destinato a conservare la memoria di attività pratiche, custodito in un luogo unitario e circoscritto. Lo è ancora oggi e lo sarà in futuro.

Non sono pochi, tuttavia, i fenomeni di trasformazione tecnica e culturale che negli ultimi anni hanno posto con forza l'esigenza di pervenire a forme nuove di documentazione. Sono cambiate le tecniche di inventariazione, si è ampliato il campo delle informazioni sottoposte al processo di descrizione archivistica, si sono moltiplicati di conseguenza, i percorsi di ricerca e di recupero documentale.

L'incremento della varietà dei domini di documentazione, una volta delimitati essenzialmente ad ambiti giuridici e amministrativi (ora non più), estende in maniera imprevedibile la stessa nozione di archivio, dilatando a dismisura la varietà dei fondi conservati.

Il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ha riconosciuto l’importanza della Moda sia come un oggetto d’arte, sia con un’accezione più ampia di disciplina poliedrica tessuta di antropologia, di economia, di storia, di tecniche e della nostra tradizione.

Gli archivi accreditati della Moda hanno tutti la caratteristica di possedere la dichiarazione di notevole interesse storico riconosciuta dal MIBACT stesso e dalla Regione e Soprintendenza archivistica di appartenenza. La Moda può essere studiata attraverso la documentazione raccolta nei musei, nelle Fondazioni, negli archivi e nelle biblioteche.

A tale scopo ci si può avvalere del SAN, il sistema informativo aperto, esteso e capillare, capace di mettere in rete (salvo notizie sensibili) lo straordinario patrimonio documentale conservato negli archivi di Stato, e dai tanti soggetti che conservano archivi storici: comuni, regioni, enti pubblici e privati, imprese, istituti culturali, famiglie e singole personalità, oltre ai portali dedicati. In questo modo tutti gli elementi che lo compongono sono correlati tra loro e rendono possibile una ricerca ancora più vasta e diversificata. Pertanto, la molteplicità e l'ubiquità dei fondi passerà da fattore di segno incerto, da motivo di obiettiva difficoltà a fattore di potenziamento e di attingibile ricchezza del nostro patrimonio civile e storico.

Il Portale degli Archivi della Moda nasce nell'ambito SAN, Sistema Archivistico Nazionale, assieme ad altri portali che sono tra loro correlati: archivi d'impresa, archivi della musica, rete degli archivi per non dimenticare antenati, archivi per la ricerca anagrafica, carte da legare, mediterraneo archivio storico multimediale, territori , catasti e cartografia storica, portale dedicato a Giuseppe Verdi, archivi architetti.

Il Portale degli Archivi della Moda semplifica al suo interno i dati per rendere semplice e accessibile la consultazione a un vasto pubblico, anche non specializzato, riguardo le informazioni contenute nelle schede informative sulla storia dei personaggi della moda, sulla consistenza dei documenti e le possibilità di accesso agli archivi. Questo lavoro, fortemente voluto dalla direttrice, Isabella Orefice, è stato elaborato dall'ANAI, Associazione Nazionale Archivistica Italiana, e promosso dalla Direzione generale per gli Archivi, in collaborazione con partner istituzionali, quali la Direzione generale per le Biblioteche, gli Istituti Culturali ed il Diritto d'Autore, nonché le Direzioni generali per l'Organizzazione, gli Affari generali, il Bilancio e il Personale del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo (MIBACT).

In quest'opera in rete del ministero viene racchiusa una storia generale della moda che, con schede informative correlate, è in grado di fornire anche immagini degli elementi a archivistici, bibliografici, iconografici, audiovisivi messi a disposizione.

Questa mole di dati restituisce la vitalità, il fervore di personalità e gli eventi che hanno caratterizzato non solo il Novecento ma anche lo spirito che ha condotto alla pratica della moda italiana. La visione complessiva è quella di immettere nuove conoscenze, coinvolgere il pubblico anche con link a seminari e mostre, mantenendo sempre alto l'interesse per ogni aspetto della moda e mettendosi alla portata di tutti coloro che desiderano conoscerla più da vicino.

Con tale strumento l'Amministrazione italiana si è distinta per essere la prima nel mondo a creare tra l'altro un lemmario per la schedatura dell'abito e dei singoli elementi vestimentari, consultabile non solo all'interno del portale della Moda, aggiornato nel web-oriented, ma anche in cd e su pubblicazione a stampa.

Il lemmario, la cui qualità è stata riconosciuta nel mondo, contribuisce a migliorare la comprensione della documentazione riscontrata, distinguendo ancora una volta per qualità questo lavoro poderoso. Realizzato a cura dell'Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD), il lemmario costituisce uno strumento a corredo della Scheda VeAC (Vestimenti antichi e contemporanei), elaborata dal medesimo Istituto.

Nel suo complesso, il portale si presenta nel web con il logo disegnato da Alberto Lattuada e articolato in otto sezioni: il portale, i soggetti aderenti, la moda e oggi, protagonisti, percorsi, strumenti di ricerca, multimedia, news, il lemmario.

Ognuno di questi viene così illustrato:

Il portale: Descrizione del progetto Archivi della moda del Novecento.

Nel luglio del 1952 Giovanni Battista Giorgini invita tutte le più alte rappresentanze a conoscere la Moda Italiana a Palazzo Pitti, nella magica cornice della Sala Bianca sfileranno

Carosa, Fabiani, Marucelli, Simonetta, Noberasko, Fontana, Veneziani, Shuberth,, Pucci e Gallotti.

Per riprendere la tradizione della storia degli esordi della moda in Italia il Progetto Archivi della moda del Novecento è stato presentato a Firenze il 12 gennaio 2009 nella Sala Bianca di Palazzo Pitti, in occasione di Pitti Immagine Uomo 75, alla presenza, tra gli altri, del Direttore Regionale per i beni culturali e paesaggistici della Toscana, dei Direttori Generali per gli archivi e per i beni librari e di esponenti del mondo della moda.

Il progetto si articola nel censimento delle fonti, nella catalogazione e digitalizzazione dei materiali contenuti negli archivi di alcune tra le più importanti Case di moda italiane, nell’organizzazione di seminari e convegni di studio.

Il Portale degli Archivi della Moda consente di accedere, tramite diverse opzioni di ricerca, a tali contenuti, passando dalla descrizione degli archivi aziendali alla visualizzazione dei materiali in essi contenuti (prodotti, disegni, bozzetti, fotografie, documentazione amministrativa e contabile), nonché di consultare biografie, percorsi tematici, schede di approfondimento, informazioni sulla storia della moda del Novecento in Italia e nel mondo. La moda rappresenta un settore di grande valenza artistica e di consistente rilevanza economica che ha segnato il gusto internazionale già a partire dal Secondo dopoguerra grazie all’opera di stilisti, atelier, sartorie, case di moda e di produzione di tessuti e accessori. Portare alla luce e valorizzare le fonti che documentano la storia ormai pluridecennale della moda italiana è un’operazione di inestimabile valore culturale e di grande valenza civile ed economica. Civile, perché la moda ha dato un rilevante contributo alla formazione dell’identità nazionale. Economica, perché gli archivi – oltre ad essere una inesauribile fonte di ispirazione della creatività – conservano la memoria storica della moda italiana: un patrimonio unico e inimitabile, una miniera di idee a cui attingere per mantenere costantemente vivi quei valori di esclusività e autenticità che sono stati la chiave del successo del Made in Italy. Gli archivi, e le fonti, che documentano la storia della moda italiana, sono dunque l’elemento caratterizzante e distintivo di questo portale della moda.

Nato grazie all’impegno delle istituzioni e dei partner aderenti, per la sua evoluzione il portale si avvale dell’esperienza degli addetti ai lavori e del contributo di quanti lo consultano. La Direzione Generale per gli Archivi invita a contribuire all’arricchimento del portale segnalando l’esistenza di archivi della moda scrivendo una email a redazione.moda@beniculturali.it.

Soggetti aderenti: Tutti coloro che hanno partecipato ad accrescere la documentazione del progetto Archivi della moda del Novecento.
La moda ieri e oggi: una storia della moda articolata per decenni mediante schede dedicate, corredate di immagini e relative didascalie.

Protagonisti: 85 biografie degli stilisti del passato.

La sezione Percorsi contiene approfondimenti dedicati agli elementi costitutivi del sistema moda italiano inteso come insieme coordinato e coeso delle diverse componenti che concorrono a fare della moda uno dei settori più importanti dell’economia italiana.
La produzione industriale e sartoriale, la distribuzione commerciale, la formazione dei nuovi talenti creativi e delle nuove leve imprenditoriali e manageriali, gli strumenti di diffusione della moda e il suo lessico sono i temi che sono stati esplorati, valorizzando gli archivi storici della moda.
I documenti d’archivio riprodotti a corredo di ogni percorso svelano con sorprendente efficacia le specificità del sistema moda italiano e il loro forte radicamento nella cultura e nella storia del nostro paese.
La sezione è articolata in:


Mostre esposizioni organizzate da istituti archivistici, case di moda, enti culturali allo scopo di promuovere la conoscenza dell’attività e del patrimonio archivistico afferente il mondo della moda.

Eventi convegni, seminari, conferenze ed altre manifestazioni concernenti una riflessione sulla memoria della moda.

Dossier schede di approfondimento su alcuni protagonisti (Dossier biografici) e su argomenti specifici relativi alla storia della moda (Dossier tematici). I dossier, laddove non è specificato l’autore, sono stati curati da Elisabetta Merlo.


Interviste colloqui con alcune figure del mondo della moda.

Il materiale pubblicato in Eventi e Interviste proviene in gran parte dalle iniziative organizzate dall’ANAI nell’ambito del progetto “Archivi della moda del ’900.

Strumenti di ricerca: Possiamo usufruire all'interno del portale anche di una biblioteca che permette di conoscere le fonti presenti all'interno del Portale stesso e collegarsi all’ OPAC SBN, grazie a cui è possibile individuare le biblioteche che possiedono i testi ricercati e accedere alla scheda anagrafica della singola biblioteca.

Inoltre in questa sezione vengono messi a disposizione il lemmario e il vocabolario estratto dal lemmario.


News: Tutte le ultime novità nel settore della moda.

Multimedia: sono una presentazione casuale di immagini scelte dal sistema che mostrano tutti i documenti che possiamo trovare in un archivio di moda ( abiti, accessori, calzature, bozzetti, disegni, ecc.). Ogni istantanea fornisce la contestualizzazione archivistica e ha la possibilità di usufruire di una sua scheda descrittiva toccando in basso col tasto destro del mouse “Apri scheda”.

Utile ricordare a sinistra del menù a tendina troviamo l'espressione cerca che supporta gli studiosi in due forme di ricerca.

La prima è una ricerca semplice che può essere effettuata con Google-like immettendo un testo libero e avendo come risultato l'elenco completo dei soggetti produttori ( case di moda, famiglie, persone, enti, etc.) dei complessi archivistici, dei soggetti conservatori, dei prodotti e degli oggetti digitali collegati ai dati forniti.

L'altra forma è una ricerca avanzata che mette in condizione di incrociare diversi parametri quali denominazione della casa di moda o dello stilista, tipologie documentarie, periodo cronologico, localizzazione e mettere insieme una o più voci delle seguenti: soggetto produttore, soggetto conservatore, complesso archivistico, prodotto, oggetto digitale. Selezionando uno dei due Prodotto o Oggetto digitale si entra in nuove possibilità di accesso specifico che consentono di scremare sempre di più la scelta sino ad arrivare al risultato finale desiderato. Il metodo di indagine è basato su della schede di approfondimento: La prima scheda fornisce informazioni riguardo il soggetto produttore, le seguenti trattano in maniera distinta il soggetto conservatore e il complesso archivistico. Il soggetto produttore in un archivio è chi produce la documentazione di un archivio. Il soggetto conservatore spesso è collegato al soggetto produttore, ma l'archivio potrebbe essere tutelato e conservato da altri. Il complesso archivistico è l'insieme di tutti i documenti conservati.

Nel corso dei lavori al momento possiamo riscontrare internamente al portale ben 171 soggetti conservatori, 317 complessi archivistici, 2200 prodotti digitalizzati, 25 percorsi tematici dedicati agli aspetti più significativi della moda italiana, 634 oggetti digitali quali immagini, filmati e fotografie provenienti dagli archivi di stato da soggetti come l'Istituto Luce, RAI-TECHE e Fratelli Alinari.

Si può comprendere quindi il portale della Moda come la prima ingente mappatura e tesorizzazione di ciò che possiede l'Italia come memoria di numerosi archivi sparsi nella nostra nazione destinata a trasformarsi in opera aperta, a integrazioni e aggiornamenti periodici seguendo la filosofia che anima il Sistema Archivistico Nazionale (SAN) di cui il portale della moda ne fa parte insieme ad altri progetti.

Il lavoro non è un gioco di parole ma ha davvero una portata notevole e permette di non mettere una semplice etichetta al Made in Italy, ma di affrontare completamente la materia per divulgarla, custodirla e promuoverla.

Un giorno tutti questi dati potranno essere messi in rete con quelli delle altre nazioni creando così un grande archivio virtuale del mondo da cui attingere informazioni e idee da casa senza dover viaggiare, se non con la fantasia. Notevoli

saranno i benefici e la creatività prodotta da questa grande valorizzazione.

Molto ancora c'è da fare per implementare la conoscenza della documentazione già presente, tra quello che è già censito e quello che non è ancora stato inventariato nei riguardi della moda nel digitale. I dati fin qui riscontrati sono un valido aiuto se si comprende che il digitale è di supporto all’originale, ma che l' esperienza diretta è insostituibile.

In virtù di quello che è stato riportato sino ad ora il Portale rimane a mio avviso un esclusivo elemento di mappatura e stimolo per lo studioso con delle potenzialità ancora inespresse per quello che sarà la ricerca di domani.



Bibliografia

http://www.ibeniculturali.it/





Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Vestimenti antichi e contemporanei. Scheda Veac e Lemmario, Strumenti d catalogazione per la conoscenza e idi un patrimonio, Arti grafiche Agostini, 2010.





di Valentina Ughetto