La natura degli archivi che trattano la materia moda si è formata e conservata in maniera
peculiare rispetto agli altri. Innanzi tutto per il supporto materiale della
documentazione riscontrata e poi per la gestione stessa da parte di chi li ha
prodotti e di chi li conserva. Avrei piacere di fornire un quadro di come il
Ministero è intervenuto in questi anni nei confronti di quello che definiamo “
moda” per far fronte a una domanda che io per prima mi sono posta: “ Che cosa
sono realmente gli archivi della moda? E in che modo la moda si celebra e
mantiene la sua tradizione?”.
Se partiamo dalla conservazione dell’abito presso i
musei come oggetto d’arte e non tanto come materia moda già presente nelle
collezioni private, nelle sartorie, nei musei e in senso religioso nei
reliquari.
Tra gli esempi emblematici possiamo citare possiamo citare
il Museo teatrale del Burcardo aperto al pubblico nel 1932 per volontà
dell’Ufficio Antichità e Belle Arti.
Nel 1983 nasce a Palazzo Pitti il museo la “ Galleria del
costume”, da questa premessa scaturisce il notevole impegno da parte del
Ministero per i Beni e le Attività Culturali nel riconoscere alla moda la sua
accezione di manufatto storico e artistico.
Con questo medesimo intendimento, ma effettivamente rapportando
vestiti e mode suntuarie ad un contesto più articolato che prendeva in
considerazione anche le arti applicate, nacque a Roma nel 1996 il Museo
Boncompagni Ludovisi per le Arti
Decorative, Costume e Moda del
XIX e XX sec., che trovò la sua giusta sede, quale dipendenza della
Soprintendenza Speciale-Galleria Nazionale d’ Arte Moderna, nel Villino de Bildt- Boncompagni.
Questo anno è stato ultimato e presentato un lavoro di grande complessità, la
scheda VeAc e il Lemmario, progetto stabilito nel 1996 dal Ministro Antonio
Paolucci che istituì una Commissione nazionale per la tutela e la valorizzazione
delle arti decorative della moda e del
costume nell’ambito dell’ Ufficio centrale per i beni archeologici,
architettonici e artistici e storici al fine di realizzare gli strumenti di catalogazione per la conoscenza e la
tutela del patrimonio della Moda. Da questo lavoro è discesa l’esigenza di
intendere la moda nei suoi vestimenti antichi
e contemporanei come un bene culturale non più e non solo come opera d’arte ,
come cioè manufatto d’intenzionale valore artistico, ma piuttosto quale “testimonianza
materiale avente valore di civiltà”. Questo studio più accurato identifica la
Moda non solo come bene d’eccellenza in
grado di esprimere Arte e Storia in sommo grado, ma lega l’idea di Moda alla
cultura di una società che si fonda e si sostanzia su ciò che quella stessa
società produce. In questo processo evolutivo i costumi e gli abiti antichi
sono un documento storico e testimonianza della volontà d’arte di determinati
contesti culturali, ma anche dato antropologico in senso pieno, specchio di
civiltà, indice di appartenenza, prodotto finale di sistemi di produzione oggi
indagati con attenzione.
Ritengo opportuno dedicare uno spazio all’interno del nostro
convegno in concomitanza delle giornate europee del patrimonio alle nuove
tecnologie per la valorizzazione del patrimonio culturale della Direzione dei
Beni Archivistici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Il sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze
Archivistiche, noto con l’acronimo SIUSA, si propone come punto di accesso
primario per la consultazione e la ricerca del patrimonio archivistico non
statale, pubblico e privato, conservato al di fuori degli Archivi di Stato.
Il SIAS Sistema
Informativo degli Archivi di Stato e il SIUSA altro non sono che sistemi
informatici facente parte del Portale Archivistico Nazionale PAN.
Il PAN favorisce un’efficace gestione e una più ampia
fruizione dell’informazione sugli archivi in accordo con le Università, gli
Istituti di ricerca, le Regioni, le Provincie (UPI), le provincie autonome
(ANCI).
Tutti i progetti finiti poi entrano a far parte del SAN
Sistema Archivistico Nazionale che promuove la diffusione dell’innovazione e
delle buone pratiche e la partecipazione condivisa a progetti nazionali. Il
portale archivi d’ Impresa è già visibile on-line mentre quello Archivi della
Moda del Novecento saranno consultabili ad ottobre.
Il progetto di un’area tematica dedicata agli archivi della
Moda del Novecento all’interno del Portale del Sistema archivistico Nazionale
SAN è stato ideato e promosso dalla Direzione Generale per gli Archivi (DGA),
con l’obiettivo di salvaguardare gli archivi storici delle imprese pubbliche e
private italiane, valorizzare la cultura d’impresa nel nostro Paese e
promuovere gli studi e la ricerca in questo settore, realizzando uno strumento
innovativo in concomitanza con i 150 anni dell’Unità d’Italia.
Il portale che consente di accedere a un’ampia gamma di
fonti-archivistiche dedicate alla Moda e a fonti bibliografiche; sono inoltre
disponibili testi, immagini, audio, video, conservati e messi a disposizione
degli archivi delle grandi, medie e
piccole imprese industriali e artigianali italiane e privati. Tramite il
Portale, questo patrimonio di conoscenze è reso più facilmente fruibile ad un
vasto pubblico anche di non specialisti, soprattutto giovani e studenti.
L’archivio fotografico di Roma –Museo Archivio di Fotografia
Storica, ICCD- ha tra i fondi quello di “ Nunes Vais” che prende il nome dal
produttore Mario Nunes Vais (1856-1932) e che costituisce una delle più
cospicue acquisizioni per donazione (1973) e uno degli arricchimenti più
prestigiosi relativi alle raccolte di fotografia storica dell’ICCD. Queste
fotografie ricche di contenuti interdisciplinari si possono legare anche alla
storia dell’abito borghese, nella fattispecie dell’abito femminile da occasione
sociale tra l’Unità d’Italia e i primi del Novecento.
Le foto di Nunes Vais sono poco conosciute al pubblico e
alcune addirittura inedite, tranne la
celebre foto scattata nello studio romano d’Alessandri alla regina Margherita
di Savoia del 1880 e quelle che
raffigurano l’attrice Eleonora Duse .
Queste foto ritraggono l’alta borghesia, l’aristocrazia e
celebri ballerine, giornaliste, attrici e scrittrici dell’epoca, con una
particolare attenzione all’abito e questa attenzione connota meglio
l’identificazione mondana e psicologica del soggetto ritratto.
L’occhio di Mario Nunes Vais accentua le scelte
scenografiche e compositive in particolar modo nel ritratto della Signora Maggi
laddove il drappeggio dello strascico.
Agli inizi del Novecento il modo di vestire delle donne era
ancora influenzato dal modello ottocentesco: busto sostenuto da stecche, grandi
quantità di biancheria.
James Joyce in letteratura ci descrive le caratteristiche di
una fatale donna serpente, uno dei più potenti miti letterari e non solo del
Decadentismo europeo.
Marinetti in accordo con Giacomo Balla nel manifesto “ IL
vestito antineutrale” del 1914 con chiaro spirito interventista.
La compagnia di ballo russa dei Balletti russi dal 1909
sotto la direzione di Sergej Djagilev fu un motore vitale di tutte le forme artistiche più avanzate: Matisse,
Braque, Picasso, Duffy, tra gli artisti “visivi” Max Jacob, Apollinare e
Cocteau in letteratura. Al Costanzi di Roma nel 1916, Djagilev sensibile alle
ricerche formali teorizzate dalla Ricostruzione futurista dell’universo
incaricherà Fortunato Depero delle scene e dei costumi per il balletto Le chant du rossignol e, l’anno seguente
Balla delle scenografie per Feu
d’artificie di Stravinskij.
Un accenno doveroso alle riviste di moda che propongono
modelli di eleganza: Margherita diretta da Virginia Treves Tedeschi; Il
corriere delle dame; Le mode in fiore creata da John Guida celebre illustratore
di modelli per vetrina a Roma per i Grandi Magazzini S di P. Coen & C. di
via del Tritone; La donna.
Tra i ritratti di Boldini rappresentano insieme ad altri
ritrattisti dell’epoca di un nuovo modo di vivere e volersi mostrare in
pubblico e che si avvicina alla nuova tecnologia della foto e l’idea di istantanea.
La prima fotografia di moda in bianco e nero stampata in
fototipia apparve nel 1880 sulla rivista francese “ L’Art e la Mode” e fu con i
miglioramenti successivi nel Novecento che molti figurini vengono tralasciati
come centrale rappresentazione
dell’abito lasciando spazio alla foto.
Nascono i manifesti pubblicitari che adesso ci ricordano la
crescita e lo sviluppo dei grandi magazzini Mele.
Le cartoline hanno avuto anch’esse una partecipazione
importante dove illustratori di grande qualità come Aurelio Bertiglia
permettono di mostrare il costume e la società.
La casa di produzione cinematografica francese Pathé nata
nel 1907 con una sua produzione denominata Film Art trovò tra le filiali in
Italia film di intento artistico si trattò di film in costume basati su
famosi testi teatrali o letterari,
d’epoca o di ambientazione storica. A questo proposito cade una fondamentale
distinzione che si deve osservare lungo tutto l’arco storico del cinema:
esistono abiti di scena che sono costumi più o meno fedeli.
Importante per questo rimangono le sartorie teatrali, musei,
archivi, biblioteche specializzate come la Chiarini o l’Accademia di Costume e
di Moda.
In questa sede ritengo sia opportuno rafforzare il senso
dell’importanza della moda non solo come fatto culturale, ma come bene
culturale in sé, in una visione ontologica della riflessione che l’uomo fa su i
suoi riti e le sue tradizioni e sulle rappresentazioni artistiche che da esse
scaturiscono e di cui la moda ne è a buon diritto espressione.
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