Gli italiani nel passato non hanno mai rinunciato ad un'alimentazione sana, appetitosa e veloce da consumarsi anche passeggiando.
La
storia relativa alla impresa Pantanella, oltre a raccontare un processo di
unificazione del nostro paese, esprime il relativo sviluppo culturale e sociale
definito in sintesi con l’espressione made in Italy.
I
documenti d’archivio devono essere una risorsa per ispirare nuovi modelli
nell’ambito di una tradizione consolidata.
La
ricerca riguardante la ricostruzione dell’attività della famiglia Pantanella
presenta dei seri rischi di dispersione, in quanto non c’è un corpus documentale custodito in un luogo
unitario e circoscritto e manca di un censimento.
In
Italia è presente già dal Neolitico inferiore la produzione del grano, ma il percorso per assaggiare e gustare il piatto più amato in tutto il mondo " la pasta" - essiccata al sole per essere conservata più a lungo -dovrà aspettare fino alla venuta del Medioevo.
Le
tracce più antiche dei Pantanella risalgono al Medioevo, recuperate nella zona
della campagna, corrispondente alle attuali province di Frosinone e Latina. In
età moderna tra le autorità locali rinvengono i nomi della famiglia de
Cinella-Pantanella, assieme ad altri che partecipano alla venuta delle prime
botteghe artigianali che trattano granaglie e altri generi alimentari.
Il giovane Michelangelo detto Michele
Pantanella , nato ad Arpino (FR) 17 marzo 1843 da Orazio e Marianna Quadrini e morto
presumibilmente a Roma nel dicembre 1897, fa sua la tradizione famigliare legata alla produzione, lavorazione e vendita dei prodotti cerealicoli.
Michele, il giovane imprenditore diciottenne, nel 1840 sposa Angela Maria di Fulco e lascia
la natia Arpino a piedi con la sua famiglia per raggiungere la Città Eterna.
I
coniugi prediligono l’arco di Settimio Severo e il teatro Marcello, crocevia
di contadini arrivati a Roma e degli scrivani pubblici, luoghi ottimali per
dare il via ad un’attività ambulante quale la loro.
Tra i primi i Pantanella a realizzare street food, da
consumarsi durante la pausa pranzo o gli spostamenti lungo il tragitto con
appetitose pizzette di granturco. Derubati in diverse
occasioni, devono vendere tutte le loro dispense di grano e fagioli per
superare la loro crisi avvenuta soprattutto dopo il 1859 e provare a investire e fare il
grande salto per rimettersi sul mercato in modo competitivo.
L’occasione
di dare un risvolto positivo al business familiare c'è e così la fortuna arride con un nuovo locale
in via della Fontanella[1] dove
edificano il loro primo forno.
Quella del "forno" è un'arte antica meglio denominata dell’arte bianca, i panettieri, più i
grici o grisci (termine romanesco per indicare mercanti stagionali
provenienti dalla Valtellina al confine con il cantone svizzero dei Grigioni) e
gli orzaroli sono gli addetti a lavorare i generi alimentari e le farine nei
forni.
Per descrivere maggiormente le difficoltà di questa attività si sa che attorno
al 1830, con la scusa di una maggiore precauzione nei confronti dei cittadini,
Leone XII destina la presenza di una guardia svizzera ad ogni porta di forno,
da questo momento in poi vengono chiamati i locali: “il forno e l’alabarda”; così nel 1830 la guardia svizzera presenzia un
controllo riguardo le vendite stabilite dal presidente della grascia o da quello
della farina e la speculazione non termina nemmeno sotto l’influsso dei Savoia
e la successiva annessione di Roma.
I forni ormai controllati dal governo nella produzione e vendita sono anche gestiti nelle
licenze numerate di apertura.
Rappresentativa nel 1890 l’insegna quadrata dell’attività in via delle Mura fuori Porta
Cavalleggieri 102 che reclamizza: “Forno di Pane. Deposito di farine da vendersi all’ingrosso e
al minuto; paste di ogni genere; risi; oli finissimi; pizzicheria ed altri
generi commestibili”.
Pantanella
da quando è giunto a Roma ama e pratica moltissimo con le vendite di giorno la zona dell’Aventino ed è una scelta fortemente desiderata quella di stabilirsi nel 1874 definitivamente anche con il proprio domicilio presso la via della Bocca della verità. Col tempo inserendosi sempre di più nel tessuto
sociale e affermandosi anche economicamente si sposta e acquista uno spazio più importante dotato di fabbricato e di un cortile dotato di una fontana situati in
via della Marrana.
L’imprenditore è in piena ascesa e da gestione famigliare piano piano incrementa le assunzioni degli operai con la conseguenza di dover acquisire anche un secondo fabbricato con ingresso su via della Greca.
Le leggi
eversive dell’asse ecclesiastico sono un’occasione propizia per Michele e fiutando l'affare estende le sue attività presso la nuova dimora nel Rione Ripa aggiungendo: via
di Santa Sabina (odierna via dell’Ara Massima di Ercole), via della Greca e via
dei Cerchi.
Sicuro della
sua capacità di ampliare il suo raggio d’azione, Michele si impegna a costruire
il nucleo iniziale del complesso industriale Pantanella commissionato all’architetto
Pio Scarselli.
La fortuna
gli arride nella costruzione dell’impianto, che procede per fasi e continua a progredire malgrado l’incendio che manda in fumo tutta l’ala appena adibita alla
panificazione.
Questa
visione di incremento, sviluppo economico e sociale riscontra un parere
favorevole a tal punto da ricevere elogi pubblici persino dal sindaco Emanuele
Ruspoli e ottiene anche il permesso dal consiglio Comunale di un panificio con
dieci forni a vapore essenziali per il settore della panificazione avanzata.
Pantanella
tra le sue attività sociali annovera anche quella di presidente dell’Associazione
nazionale fra i mugnai nata a Torino nel 1883 e otto anni dopo ottiene così la
promozione di diventare anche membro del consiglio direttivo. La strada
dell’Associazione nazionale fra i mugnai gli spiana l’opportunità più radicata
nel territorio e maggiormente rappresentativa di divenire socio del Pio
sodalizio dei fornai italiani in Roma, la confraternita dei fornari (dove
risiede ancora presso la Chiesa di S. Maria di Loreto).
Ormai le
politiche di Michele Pantanella lo hanno reso uno degli uomini più importanti e
in vista della produttività alimentare a Roma.
Il nuovo incendio
avvenuto presso lo stabilimento ai Cerchi segna l’inizio di compromessi
economici e il declino dell’anziano imprenditore che si trova coinvolto suo malgrado nel famoso scandalo della Banca Romana.
Pantanella è
obbligato a firmare così degli accordi economici e successivamente a fondersi con la Società Molini
e magazzini generali mettendo alla luce la Società Molini e pastificio
Pantanella, con residenza in piazza dei Cerchi.
Il grande
sogno di Pantanella si è realizzato con un percorso di gestione famigliare a
una posizione di rilievo nel panorama della industria molitoria e della pasta
nazionale.
Questa è una storia italiana di una delle famiglie che ha saputo sfruttare le risorse del territorio producendo; gestendo una filiera tra le prime in assoluto ambulante per la diffusione del prodotto fino a diventare un'impresa con un apparato industriale vero e proprio - durante il 1915-18 si contano già 1100 dipendenti. Una crescita così esponenziale da necessitare di spazi maggiori, da questo momento in poi tutta la attività si sposta a via Casilina fino agli anni settanta dove assistiamo alla sua chiusura.
Questa è una storia italiana di una delle famiglie che ha saputo sfruttare le risorse del territorio producendo; gestendo una filiera tra le prime in assoluto ambulante per la diffusione del prodotto fino a diventare un'impresa con un apparato industriale vero e proprio - durante il 1915-18 si contano già 1100 dipendenti. Una crescita così esponenziale da necessitare di spazi maggiori, da questo momento in poi tutta la attività si sposta a via Casilina fino agli anni settanta dove assistiamo alla sua chiusura.
La fabbrica già provata dagli incendi e dagli spostamenti subisce anche il bombardamento di Roma
avvenuto il 19 luglio del 1943.
Il marchio
Pantanella non è più esclusiva della famiglia, ma tra il 1958 e il 1950 è
un’azienda d’avanguardia e rilievo europeo.
Dopo una decina
di anni di prestigio ormai consolidato in seguito ad una grave crisi
finanziaria il pastificio è costretto a chiudere definitivamente la sua
gloriosa attività e gli edifici rimasti abbandonati.
Da poco tempo sottratto all'incuria il complesso è stato riqualificato tramite la Facoltà di Architettura dell' Università di Roma La Sapienza con il suo progetto vincente " Dalla fabbrica icona alla Urban Factory", che ha restituito alla città il riuso dello spazio industriale nella città.
Da poco tempo sottratto all'incuria il complesso è stato riqualificato tramite la Facoltà di Architettura dell' Università di Roma La Sapienza con il suo progetto vincente " Dalla fabbrica icona alla Urban Factory", che ha restituito alla città il riuso dello spazio industriale nella città.
Degli
impasti per le pizzette di granturco e delle altre sfiziose ricette al momento
non sono state rinvenute tracce, si spera che raccontando un’impresa così
importante e vicina a noi nel tempo si possa ritrovare il gusto di quel saper
fare che ancora oggi i palati di quei fortunati che hanno potuto assaggiare ricordano.
Del resto sapere e sapore hanno un’origine etimologica comune, entrambi vengono
dal latino classico sapere che significa prima di tutto aver sapore.
Marcel
Proust nella sua opera Alla ricerca del tempo perduto percepisce l’importanza
del ricordo e in particolare si riferisce alla madeleine, complice l’episodio di un biscotto inzuppato nel te che
ha il potere di rievocare la sua infanzia.
Ernest
Hemingway rispetto a Proust approfondisce la sua esperienza e comprende
l’importanza di dare grande risalto al gusto non solo insegnando alle persone
l’idea che chiunque affermi di avere appetito per la vita deve nutrire un sano
appetito per il cibo, ma soprattutto perché fa conoscere attraverso i cibi e le
bevande locali lo stato interiore dei suoi personaggi. I protagonisti di
Hemingwey fanno dei sapori e dei riti volti alla preparazione e al consumo dei
piatti una loro consapevolezza e risorsa fino a entrare in comunione con tutto
e si sentono a proprio agio come se si trovassero sempre a casa loro rendendo
così famigliari tutte queste esperienze.
Il sapere di
come vengono prodotti certi alimenti oltre ad essere fonte di saggezza sono in
primo luogo fonte di piacere e va tutelato attraverso la conoscenza, la
valorizzazione e la promozione. Anthelme Brillat-Savarin comprende quanto il
saper assaporare sia importante e realizzi le nostre attitudini, desideri e
aspettative affermando: “La scoperta di un manicaretto nuovo fa per la felicità
del genere umano più che la scoperta di una stella” ed io aggiungo che il
piacere si intensifica quando puoi riportare al palato un “sapere” dimenticato
e magari rinnovarlo per vivere al meglio la nostra esistenza.
Archivio:
Archivio
storico Camera di Commercio.
Archivio
Banca d’Italia.
Comune di
Roma, Catasto.
Archivio
Storico Capitolino, I.E. prot. 5613/1898
Conservatoria del Patrimonio, Comune
di Roma, pos. 889,
via della Greca.
Biografia:
F.
Amendolagine, Mulino Pantanella. Il recupero di una archeologia industriale
romana, Masilio Editori, 1996
D. Brignone,
PANTANELLA,
Michelangelo, su Treccani - Dizionario Biografico degli
Italiani, Treccani, 2014, vol. 81.
a cura di D. Brignone, contributi di Emilia Parisi,
Innovazione tecnologica ed industria in Italia, cinque realtà emblematiche,
1860- 1940, Bulzoni, Roma 1993, p. 127 ss
AA.VV.
Pietro Aschieri architetto, Roma, Bulzoni, 1977
A cura di F. Amendolagine, Mulino
Pantanella. Il recupero di una archeologia industriale romana, Venezia 1996, p.
15
D. Cialoni, Il mercato centrale ai
Cerchi e la stazione al Circo Massimo.Ipotesi d’uso di una zona archeologica
nei primi anni di Roma Capitale, Bollettino della Unione Storia ed Arte, 2011,
n.6 [PDF].
G. Giovannoni, La sistemazione del
Foro Boario e del Velabro in Campitolium, Tiber, 1930.
F. De Michetti, Società Molini e
Pastificio Pantanella resistente contro Di Girolamo Giovanni ricorrente e
Fiornai Giuseppe: (Udienza 12 novembre 1902), Teramo, Stab. Tip. del Centrale,
1902
L. De Rosa, Storia del Banco di
Roma, Roma 1982, p. 39;
P. Toscano, Le origini del
capitalismo industriale nel Lazio. Imprese e imprenditori a Roma dall’Unità
alla Seconda guerra mondiale, Cassino 2002, pp. 75-79, 116 s.; V. Vidotto, Roma
contemporanea, Bari-Roma 2006, pp. 60, 99.
E. Serinaldi,
Molitura e pastificazione a Roma. La “Pantanella” 1865-1914, in Innovazione
tecnologica ed industria in Italia. Cinque realtà emblematiche, a cura di D.
Brignone, Roma 1993, pp. 127-171; Mulino Pantanella. Il recupero di una
archeologia industriale romana, a cura di F. Amendolagine, Venezia 1996, p. 15
C. G.,
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2005
V. Vidotto,
Roma contemporanea, Bari-Roma 2006, pp. 60, 99.
Associazione Artistica tra i Cultori
di Architettura, Annuario dall’anno XXI-MCMXI all’anno XXV-MCMXV, Roma 1916,
pp. 57-74, a firma di G. Giovannoni, R. Lanciani, A. Barbieri, L. Botto, A.
Caravacci, C. Caroselli, V. Fasolo, G. Ferrari,G.B. Giovenale, P. Finzi, G.
Magni, B. Nogara, M. Piacentini
Società molini e pastificio
Pantanella in Roma ( anonima): Assemblea generale ordinaria degli azionisti del
31 marzo 1897, Relazione del Consiglio d’amministrazione e dei sindaci, bilancio
dell’esercizio 1896, Roma, Fratelli Centenari, 1897.
Terzo
Congresso dei Mugnai Italiani tenutosi a Roma nei giorni 23 e 24 novembre 1886,
in Il giornale dei mugnai, V (1886), 11, pp. 121, 135 s.
Emeroteca
Il
Messaggero, 11 febbraio 1900;
Il Messaggero, cronaca di Roma, 8
febbraio 1982.
La tribuna illustrata, 14 febbraio
1892
On-line
http://archivio.corriere.it/Archivio/interface/landing.html
https://it.wikipedia.org/wiki/Ex_Pastificio_Pantanella
www.archidiap.com/opera/pastificio-pantanella/
www.appartamentiportamaggiore.com
www.lakasaimperfetta.com/2016/04/la-pantanella-e-il-gatto.html.
www.treccani.it/enciclopedia/michelangelo-pantanella_(Dizionario-Biografico)/
l DiAP Dipartimento di Architettura e Progetto si è costituito nel 2010 sulla base di un progetto identitario, comune ai tre disciolti Dipartimenti DiAR, AR_Cos e CAVEA, che riguarda la ricerca, la formazione e la sperimentazione progettuale per l’architettura, la città e il paesaggio, inteso come forma del territorio e manifestazione visibile dell’ambiente. L’interesse nei confronti della città contemporanea si estende a campi differenti e molteplici: gli sviluppi storici, il patrimonio architettonico, la configurazione fisica, le dinamiche sociali, sino all’analisi dei caratteri di instabilità che trovano nella condizione urbana innovative occasioni di sintesi di differenti discipline.
Il Dipartimento è basato su una visione condivisa del valore del progetto come specificità della figura dell’architetto; secondo un’alta e radicata tradizione, esso riconosce infatti alla formazione dell’architetto, pur nell’articolazione dei profili professionali, la molteplicità di competenze e la comune capacità di sintesi che si esprimono nel progetto dell’habitat.
[1]
D.
Cialoni, Il mercato centrale ai Cerchi e la stazione al Circo Massimo.Ipotesi
d’uso di una zona archeologica nei primi anni di Roma Capitale, Bollettino
della Unione Storia ed Arte, 2011, n.6 [PDF], p. 60, nota 25 in cui cita E.
Serinaldi, Molitura e panificazione a Roma. La Pantanella, 1865-1914, in
Innovazione Tecnologica ed Industria in Italia, cinque realtà emblematiche,
1860-1940 a cura di D. Brignone, Roma, 1993.
Valentina Ughetto
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