Ennio
Morricone racconta al pubblico come intende la musica e le colonne
sonore.
Ennio Morricone, durante la settimana
della cultura a Roma in una scuola del ghetto, commenta la proiezione
di alcuni suoi film:“ Ricordo da dove viene questa scena...Teatro
“La cometa” durante la scena della fumeria c’era un’attrice
cinese bravissima, tanto brava che ripeteva la camminata lenta sempre
allo stesso modo. Io ho resistito le prime dieci riprese identiche
poi sono andato a casa…”.
Un giornalista, emozionato, sulla
seggiolina di plastica davanti al pubblico raccolto e uno dei nostri
più grandi artisti domanda:”Nella tua musica ci sono spesso suoni: il fischio, il vento, i martelli, lo schiacciapensieri. Puoi spiegare... perché?”.
Morricone risponde seguendo il filo dei
suoi sentimenti con una pausa voluta:
“Il fischio.
Cercare di usare strumenti.... volevo, che non avessero un suono e questo vizio nasce nei film di Sergio
Leone. La chitarra elettrica per me è normale usarla diversamente
pizzicandola, poi far percepire la frusta; il piffero e la chiesa con la sua campana
lontana. Tutto ciò che dà un’idea di chi sta in città e sente i
suoni della campagna in una certa maniera e così chi vive in
campagna percepisce diversamente i suoni della città. Questo mi ha
ispirato a usare gli strumenti, che è un po’ la vita di tutti i
giorni delle persone normali... nel western ha un senso”.
Il giornalista riprende:”L’ispirazione
forse è anche nella musica ebraica per la tua espressione?”.
Il maestro:” Non l’ho messa la
musica ebraica, ma un contributo della musica in generale. Sopratutto
se un regista vuole la musica questa è la strada. Ma è anche
legittimo, che un regista possa voler non metterla, perché un'opera
classica potrebbe essere anche giusta senza i suoni musicali. Se si
mettono suoni musicali devono essere soli e non possono e non devono
essere mescolati. Sergio Leone lo sapeva, lo ha compreso da solo e io
ho imparato da lui e da altre esperienze.
La musica dei film giapponesi, che non
era bella e non interessante appariva straordinaria se nel momento in
cui cominciava si abbassavano tutti gli altri suoni di armi e tutto
il resto. Una musica anche semplice e leggera prendeva il posto di
tutti i suoni e alla fine scompariva e riapparivano i suoni della
realtà. La musica non può rappresentare di un film la realtà, questa non
c'è. Se c'è un organetto in scena che suona... facciamo l'organetto
che suona..., ma quella non è la musica di un film. La musica di un
film, di cui non abbiamo e non sappiamo da dove viene, dovrebbe
spiegare quello che non si vede e quello che non si dice.”
di Valentina Ughetto
Nessun commento:
Posta un commento