giovedì 6 novembre 2014

Ennio Morricone racconta al pubblico come intende la musica e le colonne sonore.

Ennio Morricone racconta al pubblico come intende la musica e le colonne sonore.


Ennio Morricone, durante la settimana della cultura a Roma in una scuola del ghetto, commenta la proiezione di alcuni suoi film:“ Ricordo da dove viene questa scena...Teatro “La cometa” durante la scena della fumeria c’era un’attrice cinese bravissima, tanto brava che ripeteva la camminata lenta sempre allo stesso modo. Io ho resistito le prime dieci riprese identiche poi sono andato a casa…”.
Un giornalista, emozionato, sulla seggiolina di plastica davanti al pubblico raccolto e uno dei nostri più grandi artisti domanda:”Nella tua musica ci sono spesso suoni:  il fischio, il vento, i martelli, lo schiacciapensieri. Puoi spiegare... perché?”.
Morricone risponde seguendo il filo dei suoi sentimenti con una pausa voluta:
“Il fischio.
Cercare di usare strumenti.... volevo, che non avessero un suono e questo vizio nasce nei film di Sergio Leone. La chitarra elettrica per me è normale usarla diversamente pizzicandola, poi far percepire la frusta; il piffero e la chiesa con la sua campana lontana. Tutto ciò che dà un’idea di chi sta in città e sente i suoni della campagna in una certa maniera e così chi vive in campagna percepisce diversamente i suoni della città. Questo mi ha ispirato a usare gli strumenti, che è un po’ la vita di tutti i giorni delle persone normali... nel western ha un senso”.
Il giornalista riprende:”L’ispirazione forse è anche nella musica ebraica per la tua espressione?”.
Il maestro:” Non l’ho messa la musica ebraica, ma un contributo della musica in generale. Sopratutto se un regista vuole la musica questa è la strada. Ma è anche legittimo, che un regista possa voler non metterla, perché un'opera classica potrebbe essere anche giusta senza i suoni musicali. Se si mettono suoni musicali devono essere soli e non possono e non devono essere mescolati. Sergio Leone lo sapeva, lo ha compreso da solo e io ho imparato da lui e da altre esperienze.
La musica dei film giapponesi, che non era bella e non interessante appariva straordinaria se nel momento in cui cominciava si abbassavano tutti gli altri suoni di armi e tutto il resto. Una musica anche semplice e leggera prendeva il posto di tutti i suoni e alla fine scompariva e riapparivano i suoni della realtà. La musica non può rappresentare di un film la realtà, questa non c'è. Se c'è un organetto in scena che suona... facciamo l'organetto che suona..., ma quella non è la musica di un film. La musica di un film, di cui non abbiamo e non sappiamo da dove viene, dovrebbe spiegare quello che non si vede e quello che non si dice.”




di Valentina Ughetto

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